Quale
viaggio mi attende, fra lande sconosciute d'Enotria, che ogni profumo, colore, sapore
di ogni singolo nettare alla beva potrà evocare?
Costruirò attorno ad ogni bottiglia di vino un evento, per poterle degustare al
meglio. Coinvolgerò anche i miei compagni di cordata, gli amici appassionati con cui condivido tutte le esperienze
d'assaggio che costituiscono una novità, così da custodire un resoconto più
corale delle sensazioni provate.
Ma soprattutto, mi preme puntualizzarlo ,è l'incontro fra anime della stessa
natura che ha il potere di scatenare
certe dinamiche che sono all'origine delle parole e dei fatti
intercorsi fra noi.
L'amicizia fra bevitori scaturisce
spontanea, senza sforzo, solo per contiguità.
Io, viandante enologico ancora in cammino, combattuto fra le sirene della
modernità dei vini-frutto, imponenti e costruiti, e il fascino della classicità
nella sua apollìnea perfezione e ardua comprensione, accolto con benignità in
ambiti professionali al cospetto di soggetti più consapevoli, ho avuto negli
ultimi anni l'ispirazione di catalizzare
e canalizzare l'ansia di aggregazione dei più esigenti tra gli amici degustatori di Foggia.
Per loro, sfibrati da lotte intestine per contendersi all'arma bianca le poche,
arcinote e costosissime bottiglie presenti sulla piazza foggiana, ho suscitato
la formazione di diversi gruppi di
"degustatori".
In principio fu la "Setta dei
bevitori estinti", sodalizio che mi ha visto impegnato, con Antonio Lioce e Giorgio Gaetani , nel tentativo di accedere al "gotha"
dell'enologia mondiale facendo leva sull'elementarissimo principio dell'unione
che fa la forza.
L'idea del nome la mutuai dal suggerimento di un amico e dal film
"L'attimo fuggente".
( Chi di voi
ricorda "L'attimo fuggente" di Peter Weir?
E' uno splendido film nel quale il protagonista, il valente e carismatico
professor Keating, trasmette ai suoi studenti l'amore per la letteratura,
spronandoli a valicare i limiti asfissianti imposti dall'insegnamento
tradizionale e inducendoli ad esplorare lo sterminato mondo della poesia
universale con passione ed un nascente e sempre più personale senso critico.
Infiammati, come solo i giovani sanno esserlo, i suoi allievi decidono di
riunirsi di notte per declamare versi di poeti misconosciuti o censurati,
scegliendo, a fungere da covo, una grotta nel bosco: nasceva così la
"Setta dei poeti estinti").
A distanza di molti anni quelle atmosfere son rimaste impresse nella memoria.
Alle prese con l'esigenza di dare un appellativo ad un piccolo consesso di
gaudenti - Rosario Tiso, Antonio Lioce, Giorgio Gaetani - il ricordo di quel nome è sbocciato
provvidenziale :è bastato sostituire alla parola "poeti" quella di
"bevitori", quali ci onoriamo di essere, e... voilà….
"La setta dei bevitori estinti" ha visto la luce!
Non ci sono grotte, ma il wine-bar
"Cairoli" di Foggia ad ospitarci.
Non ci sono poeti estinti, ma grandi
bevitori "estinti" che hanno fatto la storia della critica enologica
del nostro paese e hanno salvato a più riprese l'universo "vino"
dall'oblio e dall'imbarbarimento: Mario
Soldati, Gianni Brera, Luigi Veronelli. Al
loro verbo, al loro stile, alla loro filosofia di vita attingiamo a piene mani.
E' nata così una splendida avventura degustativa che, pur temporalmente
terminata, non ha mai smesso di incidere sulle nostre personali esperienze di
degustatori.
Degli
studenti di un college americano si riunivano di notte in una grotta nel bosco
a leggere poeti "estinti" che non trovavano spazio nella cultura
accademica( Wittman , Donne, Marvell ). Siccome
il vino è anche "cultura", ho pensato di emularli, scegliendo quello
strano nome, per omaggiare quei grandi bevitori del passato a cui noi tutti
dobbiamo qualcosa.
Veronelli è stato, sic et simpliciter, il salvatore di tanta parte del
patrimonio eno-gastronomico del nostro bel paese.
Basti pensare, a titolo di esempio, al salvataggio del Picolit, celeberrimo
vino da meditazione(neologismo anch'esso di derivazione veronelliana!).A ROCCA
BERNARDA, in Friuli, si producevano solo poche bottiglie di questo prezioso
nettare, pesantemente falcidiato in vigna dal fenomeno dell'aborto floreale. Fu
Veronelli, che ne intuì l'eccezionalità, a convincere la nobildonna della
"ROCCA" a perseverare nell'imbottigliamento delle poche decine di
litri di quel liquido quintessenziale.
Mario Soldati invece è l'inventore del viaggio eno-gastronomico. Dalle
splendide terrazze liguri di Tellaro, ha pontificato per anni in tutti i campi
dello scibile, culinario e non, formando intere generazioni di giornalisti
gourmet.
Infine Gianni Brera, sulla carta cronista sportivo.
E' stato Lui a salvare la vigna della Santissima Annunciata da cui Bellavista
trae oggi il celeberrimo, omonimo chardonnay e a sostenere chicche enologiche
adesso universalmente riconosciute. Lottò perchè non si abbandonasse la sua
coltivazione in quanto amava il vino che se ne produceva in maniera viscerale.
Come amava il Barbacarlo di Maga Lino, a suo dire il vino più imperfetto, tipico,
buono dell'Oltrepò pavese. Erano vini
come il Barbacarlo a suggerirgli l'immagine di qualità connessa alla capacità
di mondare lingua e palato, così di moda nella critica enologica odierna.
Non c'era buono e gustoso che, a mò di segugio, Lui non snidasse. Autentico
paladino della bellezza.
A loro idealmente, noi della "setta", ci ispiravamo.
A quegli spiriti così illuminati.
Cercando di seguirne le orme.
Facendo della passione un surrogato della competenza e un sostituto
dell'esperienza.
Alla ricerca del santo Graal:
l'immigliorabile vinicolo.