sabato 7 maggio 2016

Aspettando il “Clos du Mesnil” 1998

E’ stato un assoluto privilegio, nel mio incessante peregrinare enoico,  condividere col “Degustatore indipendente”, nonché “Bevitore d’Alta quota”,  Antonio Lioce la passione per il vino. Tante ed emozionantissime le bevute condivise, con alcuni indiscussi vertici qualitativi. Primo fra tutti quello che coincide con l’universo dello champagne  Krug. Ricordo con quanta assidua e pervicace determinazione l’abbiamo braccato da sempre. Innumerevoli le “Grande Cuvée” degustate. Poi l’impresa , anche economica, di abbordare l’ambitissimo novero dei millesimati. Dato l’elevato costo, sono sempre stati fuori dalla nostra portata; ma il forte, visionario e immaginifico desiderio profuso nel raggiungerli  ha piegato spesso gli eventi, finendo per concederci svariate ed incredibili occasioni di beva. La nostra prima volta in assoluto è riconducibile ad un calice estemporaneo del millesimo 1981, offertoci generosamente da amici facoltosi sul finire degli anni ’90. Ma la prima, vera, “nostra” bottiglia, risale al gennaio 2001 con il Krug 1988. Indescrivibile l’entusiasmo. All’epoca non avevo ancora il vezzo di scrivere di vino e di raccontare gli eventi. Posso solo ricordare la nostra inadeguatezza ad analizzare il  profluvio di sensazioni che travolse ed ammutolì  la nostra imberbe capacità di codificarle. Fu proprio una prima volta, nel vero senso del termine, tutta emozionale, disincantata e inspiegabile. Il vero battesimo del fuoco, nel senso di bevuta consapevole e profonda, era di là da venire. Ma non attendemmo poi molto: Krug 1989, 12 marzo 2004. Ad accompagnarlo il Cristal 1996 di Roederer ed un Giulio Ferrari  del 1992. Esagerammo con la quantità, ma cominciammo a capire la qualità. A noi piace talvolta lo stile aereo di certi “Dom Perignon” e l’eleganza suprema di taluni “Cristal” , ma quel che più ci entusiasma  è tutto questo con l’aggiunta della struttura grassa e avvolgente dei Krug , specie dei millesimati,  la loro innumerabile complessità, il riverbero acceso del lavorìo sotteso dei lieviti che li hanno forgiati con esiti finali che giungono fino ai prodromi della poesia. Se l’81 e l’88 presentarono dei lati severi pur nell’espressione del carattere della maison ( crema pasticciera, nocciola tostata, burro fresco, crosta di pane ), l’89 ci spalancò le porte del supremo piacere per la sua dolcezza, il tocco vellutato, il sapore levigato. Sperimentammo per la prima volta, previo il Krug, l’estasi enoica!! L’anno dopo, il 29 dicembre 2005, ci concedemmo l’assoluto privilegio della chiusa del mitico triduo 1988-89-90 con il Krug del 1990. E’ l’unico campione in seguito ribevuto, e risultò assolutamente sontuoso, complesso, godurioso. Anche allora nessun commento scritto ma una fortissima impressione. Pure il Krug 1996, bevuto nel gennaio del 2008, non è stato adeguatamente raccontato. Se volessi farlo adesso, rischierei di ripercorrere sentieri narrativi già battuti. Meglio astenersi dal chiedere conto alla memoria di quella remota esperienza sensoriale. In compenso il Krug 1990, bevuto il 29 luglio del 2009 per festeggiare Giorgio Gaetani ( 1/3 della “Setta dei bevitori estinti” ) nel giorno del suo compleanno, è stato debitamente descritto come pure l’ultimo della serie, il Krug 1998, bevuto il 12 maggio del 2012. Quel giorno ci chiedemmo: a quando il prossimo rimarchevole champagne targato “Krug” ? Nulla faceva presagire che avremmo acquistato, qualche anno dopo, una bottiglia di “Clos du Mesnil” 1998 . E’ destinata all’evento “Vignanotica 2016”. E’ già un’altra avventura, intrisa di un sogno che si appresta a diventare realtà.

Rosario Tiso



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