Tornare a Vignanotica è come visitare un ricordo, che si ravviva al
cospetto del maestoso anfiteatro naturale che circonda la “ Baia dei Gabbiani”.
Appena messo piede sulla pietrosa battigia, le
memorie accorrono e si stratificano, si asserpano all’anima e al cuore,
mentre le sensazioni viventi cominciano l’alacre tessitura della nuova
emozione. A suoni e colori già presenti
nelle pieghe operose della mente, si affianca l’inedita aggiunta del presente col suo portato di
gioia e la sua promessa di felicità. Qui l’attesa si fa avventura; qui l’immaginazione
trova finalmente spazi da colmare. A
fare da sponda, da viatico e da catalizzatore, il compagno di sempre: lo
Champagne. A volte
opprimono certi vini quando vengono
incensati oltre misura, quando assurgono essi stessi a simbolo di distinzione,
quando diventano la bandiera enoica
issata per darsi un tono blasonato da gourmet competente e navigato.
Vini che vengono ricercati per essere sfoggiati in società, vini che si fanno
“immagine”. Ma non così per noi, “Degustatori Indipendenti” inveterati e
sempiterni “Bevitori d’Alta quota”: Antonio Lioce e Rosario Tiso. Al punto che
osiamo ,senza timori reverenziali, la combinazione più ardita di sempre tra Natura
e “creatura” . Tra le falesie eterne, bollicine fra le più desiderate: Grand Siècle
di Laurent Perrier, “Vieilles Vignes Francaises” 2004 di Bollinger, Krug “Clos du Mesnil” 1998. Nella grotta più ampia e accogliente della
baia, lo champagne si sposa alla nostra
voglia di essere protagonisti di un
momento indimenticabile. Più che scrivere, rivivo lo stupore dell’incontro con la
bellezza ed il mito . Il Grand Siècle
di Laurent Perrier, maison
fondata nel 1812 in quel di Tours sur Marne nella Vallée della Marne, è un blend
di Pinot Nero al 45 % e Chardonnay al 55 %. Selezione nata dall’estro di
Bernard de Nonancourt agli inizi degli anni ’50 con l’intento di riscrivere il
concetto di “cuvée prestige”, assembla le annate 1997, 1999 e 2002. Dopo 8 anni
sui lieviti, la freschezza agrumata ed opulente note terziarie ne fanno un
perfetto incipit gustativo. A voler essere sommari, la fragranza dei lieviti
conduce il bouquet . Poi, al seguito , fiori bianchi e sentori fruttati si
accalcano lievi . Infine, il potente incedere delle spezie. Quel che colpisce è
il registro in cui tutto questo accade. E’ un piano di eccellente finezza che rende quasi lezioso
e secondario il gioco dei riconoscimenti
olfattivi. Tale è l’appagamento, che è quasi molesta l’incombenza di discernere
gli effluvi odorosi. Ma è solo l’inizio: il gusto è pieno, caldo, innervato di
succulenta sapidità minerale con una lunga persistenza. Poi
, va in scena l’atteso spettacolo delle celebrità . Non c’è
champagne come il “Vieilles Vignes Françaises” di Bollinger, celeberrima maison fondata ad
Ay, nella Vallèe della Marne, nel 1829 . Pensato nel 1969 sotto la gestione di Lily
Bollinger e su suggerimento del giornalista inglese Cyril Ray, il “Vieilles
Vignes” proviene da viti di Pinot nero
che , pur non essendo particolarmente vetuste (ripiantate circa 35 anni fa ) ,
sono state clonate con il metodo della “propagazione” da piante pre-fillossera, e questo è stato
fatto rispettando il sistema di allevamento ottocentesco detto “en foule” ( un metodo che
prevedeva fittissime densità di impianto, anche di 50.000 ceppi/ettaro). Originariamente erano tre le parcelle da cui
si ricavava il Vieilles Vignes: “Chaudes Terres” e “Clos St. Jacques”, “clos” contigui alla
sede aziendale ad Ay, e la vigna “Croix Rouge”
di Bouzy. Quest’ultima è stata recentemente aggredita e distrutta dalla fillossera con la conseguente scomparsa di un altro pezzo di storia enoica. Avremo meno
bottiglie in futuro e presumibilmente cuvèe meno intriganti. Nella nostra
versione del 2004 l’approccio olfattivo è possente, assolutamente travolgente.
Il Pinot nero giganteggia in tutte le sue peculiarità: monumentale e raffinato
nei profumi, materico e potente nel fruttato e nelle spezie, elegantissimo e con
un lunghissimo finale. Leggendario! Si finisce con Krug, maison che Reims vide nascere nel 1843.
Il “Clos du
Mesnil” è uno champagne raro ed esclusivo ricavato da sole uve chardonnay
e da uno dei pochi, autentici “clos”
della champagne, l’omonimo “Clos du Mesnil”, nel comune di Mesnil sur Oger nella Côte des Blancs. Quando venne acquistato , era un
vigneto pressoché cadente. Henri Krug lo ripiantò tutto in otto anni , dal 1971
al 1979, con barbatelle di chardonnay. Il 1979 è dunque l’anno zero per il “Clos
du Mesnil”. Nel chiuso delle mura del
clos, la maison Krug ha sempre cercato la perfezione. E questa bottiglia
sembra esserne testimone. Il liquido che
sciaborda nel bevante si presenta con uno spettacolare colore giallo oro e con un
perlage incalzante, fine e persistente. Il profumo è suadente, biscottato e mieloso, dalle
sfumature odorose di spezie, di
marmellate, di brioche, dove il lavoro dei lieviti è un’ombra olfattiva
irriducibile e l’ossidazione una superba e lucente laccatura. In bocca si conferma decisamente di grande struttura
e persistenza innumerabile, bilanciate dall’eleganza e dalla freschezza tipiche
dello chardonnay.
Siamo
sopraffatti dal piacere. Mai gioia di vivere così pura è stata distillata da un
momento conviviale. Complici il “genius
loci”, lo spirito dello Champagne e la nostra anima forgiata nel fuoco della
passione, non abbiamo bisogno di andare lontano o altrove per conoscere tutto
quel che c’è da conoscere e troviamo , senza affanni, tutto quel che ci
occorre. Qui e adesso; dentro e fuori di noi. E
vorremmo diventare come Vignanotica: capaci di interagire, capaci di stare da
soli.
Rosario Tiso
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