Cari vini, vi conosco tutti! Mi ci sento così
appagato,con lo sguardo perso nel folto dei colori,i sensi assediati dai sapori
ruzzolanti dalla volta palatale alla lingua e giù fino all’epiglottide. E poi
il delizioso lavorìo della mente a ricamare attendibili sincretismi!
Stili,tessiture,consistenze. Non sono numerosi
i vini veramente buoni,ma ce ne sono comunque tanti. Basta deporre le
armi dell’indagine critica svogliata o parossistica che ostacolano entrambe la fruizione piena del piacere e concedersi
un vagabondaggio sfrenato dettato innanzitutto dalla passione: sbocceranno
scoperte e conquiste. Perché nell’attesa di chi sa suscitare paradisi
organolettici immancabilmente sorge
l’alleato più fidato,il supremo salvatore,la panacea di tutti i
mali:l’abitudine a bere “bene” e a bere
possibilmente “alto”,da veri “Bevitori d’Alta quota”. E come l’esercizio del
ricordo ci riconsegna ogni volta al
nostro volto,alla nostra corporeità,alla nostra essenza,così l’abitudine scende
come un velo,una manna,una nebbia su
sensazioni belle ma anche informi e persino moleste,le ammanta e
progressivamente le rende abitabili. Poi,come pioggia dopo l’inesorabile
accumulazione di cumulo-nembi,può finalmente scatenarsi l’emozione. A volte è più facile di altre emozionarsi
bevendo. Esiste infatti una bevanda che
è la più elegante,mondana,euforizzante e seduttiva del mondo: lo Champagne. Ci
fu un tempo in cui veniva chiamato il “Diavolo biondo”,per il suo straordinario
potere di stregare e rendere sensibile alle tentazioni chiunque lo accostasse.
Perché non occorre vastità di studi enologici e raffinata sensibilità gustativa
per apprezzarne il colore dorato e
brillante,la gaia risalita di fitte e briose catenelle di bollicine,la
tumultuosa effervescenza della spuma che
punge le narici,la fresca carezza del primo sorso,la congenita golosità di
beva. Se poi a questo si aggiunge,per ispirazione preziosa e consolidata,una
magìa contestuale e ambientale che non sia riconducibile ad una sontuosa sala
di un ristorante o alla compagnia di una “femme
fatale “, si è sicuri di essere al cospetto dello scenario più stupefacente
del mondo durante l’evento più atteso. Tutto ciò ha un nome: VIGNANOTICA
,millesimo 2014!!Sull’incanto e la bellezza naturalistica assoluta della
altrimenti detta “Baia dei Gabbiani” ho già scritto e detto tutto in narrazioni
precedenti che raccontano gli eventi “Vignanotica” degli anni passati. Anni di
bellezza insuperata e insuperabile. Bellezza che un provvedimento della locale
amministrazione vorrebbe non più accessibile(Divieto di balneazione,transito e
sosta nei tratti della Baia contornati di falesie!!) per il pericolo di “caduta
massi”. E’ da vent’anni che la roccia tende a sgretolarsi purtroppo!
Tre i moschettieri convenuti per
incrociare calici e bottiglie:Antonio Lioce,lo storico ideatore
dell’evento;Rosario Tiso,il narratore ed il cronista e,”special guest”, Nicola Roni. Evidente il salto di qualità degli
astanti.Chi sia Nicola Roni lo dice il suo pedigree
professionale : Miglior
Enotecario Indipendente del MONDO nel 2005 (Caviste Indépendant – Francia),Ambasciatore
Italiano dello Champagne 2007,Premio Europeo del CIVC(Comitato
interprofessionale dei Vini della Champagne) ad Epernay nel
2007,"Chevalier Ordre des Coteaux Champagne",Importatore e
distributore di Champagne selezionati e Vini internazionali,Sommelier
professionista A.I.S.,Relatore A.I.S. Sette volte “Chapeau”!! Evidente
altresì l’alta qualità dei nettari alla beva. In ordine sparso, c’è AGRAPART
& FILS con lo champagne “Venus Grand Cru 2005”. I vigneti di
Agrapart sono distribuiti su 62 parcelle, la maggior parte delle quali
si trovano nei villaggi grand cru di
Avize, Cramant, Oiry e Oger. Pascal Agrapart
è disinteressato ad essere etichettato come produttore biologico o
biodinamico ma ritiene importante
lavorare la terra in base ai suoi
ritmi naturali e sia il
lavoro in vigna che quello in cantina seguono sostanzialmente questa filosofia.
Gli Agrapart odiano i sapori di botti
nuove. I vini sono in genere imbottigliati intorno alla luna piena di maggio,
con nessuna chiarifica, nessuna filtrazione e nessuna stabilizzazione a freddo.
Da una minuscola porzione del vigneto LA FOSSE di 0,3ha si ricava uno dei millesimati di punta del
produttore:VENUS. Questo nome è anche il nome del cavallo che dissoda il
terreno. Infatti da Agrapart in alcuni
casi si pratica l’aratura con il cavallo per evitare la compattazione del
terreno. Il VENUS GRAND CRU 2005 è un PAS DOSE’ realizzato con il 100% di uve
chardonnay. Sboccatura 2011. C’è poi
EGLY-OURIET con il “Brut Grand Cru Millésime 2003”. Egly Ouriet è un grandissimo produttore di Champagne, lo dicono
tutti. L’abbiamo scoperto qualche
anno fa e ci ha abituati ormai a grandi
esperienze degustative. Questa volta un’eccezione: non è protagonista indiscusso, ma discretamente
dovrà accompagnare un “parterre de roi” enologico in maniera intima e personale,
come solo Egly-Ouriet sa fare. Egly Ouriet è nel cuore
della Montagne de Reims. Il Brut Grand Cru Millésime 2003 è per il 70% Pinot Noir e 30 %
Chardonnay con vigne situate unicamente sul terreno di Ambonnay. Lieviti
indigeni. Si chiarifica come si faceva 50 anni fa. Messo in bottiglia senza
filtraggio o collatura, permane sui lieviti 72 mesi. Sboccato nel luglio 2010. Terzo
campione : FLEURY, con un rappresentante della splendida trilogia dei
millesimati 1995 con differenti dosaggi. E’ lo Champagne “Extra Brut Millesime 1995”. Fleury è un produttore storico della
Côte des Bar, zona più meridionale della Champagne(AUBE). Jean-Pierre e
Sebastien Fleury sono i proprietari di questa azienda antesignana
dell’approccio agronomico biodinamico essendo in tale regime dal 1992.Parte
della produzione affina in legno. Il
vertice qualitativo del marchio Fleury è costituito dai millesimati. Per lo
Champagne Extra Brut Millesime 1995 l’uvaggio è costituito da Pinot Nero
all’80% e da Chardonnay al 20% .Lo
spumante ha riposato 96 mesi in affinamento sui lieviti prima del “degorgement”.
Come il primo campione,ancora dal cuore
della Cote des Blancs ad Avize dove ha sede la maison Bonville che possiede 18
ettari grand cru fra Avize,Cramant e Oger, proviene il quarto champagne.
Recoltant manipulant,Olivier,nipote di Franck, è il vigneron a capo
dell’azienda. Partendo da una viticoltura rispettosa dell’ambiente, Bonville
produce esclusivamente Blanc de Blancs,come l’extra-brut in questione da cui ci
si attende una grande ricchezza
aromatica e una piacevole freschezza. Infine una vera “star”:Dom
Pérignon rosè vintage 1996. Storica
“etichetta”di Champagne, sia bianco che rosè,sempre e solo in versioni
millesimate. Grande perizia da parte dello chef de cave Richard Geoffroy, che
ogni anno sfida se stesso e la natura per produrre un vino che rappresenti lo
stile della Maison che vede nell’armoniosa eleganza, nella complessità e nella
vitale freschezza anche nella maturità i suoi capisaldi. Di certo aiuta
l’accesso alle uve di tutti i 17 territori Grands Crus della Champagne (specie
le 8 eccellenze per il pinot noir di Aÿ, Bouzy, Verzenay, Mailly, e per lo
chardonnay Chouilly, Cramant, Avize e Le Mesnil), otre allo storico Premier Cru
di Hautvillers, dove sorgeva l'Abbazia del celebre monaco. Fin qui i vini;poi i
protagonisti. A dirla tutta fra
i convenuti c’era chi non era granchè in forma. Antonio Lioce,dopo aver
condiviso il giorno prima una di quelle uscite con gli amici dove non si
calcola il resto(nel senso di un totale abbandono agli eventi e
specificatamente alle gozzoviglie eno-gastronomiche),era in condizioni pietose.
Sembrava moribondo, buttato lì sull’asciugamano. Poi il miracolo:lo Champagne
lo ha fatto letteralmente resuscitare!! Maliziosamente azzarderei l’ipotesi
che l’idea che bevessimo le parti di nettare celestiale a lui destinate abbia costituito un movente molto più forte
del malessere psico-fisico!! Ma passiamo alla beva. Nicola ha letteralmente
pontificato. Dall’alto della sua competenza e sensibilità ha
suggerito,rettificato,previsto,sentenziato. Ah,ad averlo sempre fra noi!
L’extra brut di Franck Bonville è stato un perfetto”incipit” gustativo.
Fresco,vibrante di tumultuosa effervescenza,verticale,persino goloso. Bocca
sapientemente ammostata per l’ingresso
del”Venus” di Agrapart. Si coglie la medesima provenienza dal benedetto
“terroir” di Avize e l’identità del vitigno con il precedente campione. Lo
Chardonnay nella sua veste migliore:elegante,a tratti sontuoso,pulito,fresco
,sapido. Con Egly-Ouriet c’è una trama più fitta e ci si predispone ad un
crescendo gustativo sul crinale di una sempre maggiore complessità. Con
l’extra-brut 1995 di Fleury si accede ad
una dimensione terziaria lieve e suadente:campione più avvolgente,aperto più
che puntuto,erbaceo e minerale. Alla fine l’apoteosi:Dom Perignon rosè vintage
1996. Ci sono degustazioni che
sorprendono. Questa sfiora la narrazione epica. Certo l’annata 1996 è stata
memorabile,una delle vendemmie del secolo. Ma simile,immensa complessità non era per niente scontata. C’è tutto quello che si vuole da uno champagne
importante:ampiezza di provocazioni sensoriali,carattere,misurata
ossidazione,tripudio gusto-olfattivo,il riverbero dell’assiduo lavoro dei
lieviti. E’ il tocco di classe di Nicola che,apprese le bottiglie che
recavamo,ha saputo scegliere il giusto abbrivio con Franck Bonville e la giusta
chiusa con una grande e rara “cuvèe prestige”. Mi tocca tributargli un
ulteriore,sentito “Chapeau”!!
Rosario Tiso
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