giovedì 16 giugno 2016

VIGNANOTICA 2014 - Capitolo 4° : Il salto di qualità

Cari vini, vi conosco tutti! Mi ci sento così appagato,con lo sguardo perso nel folto dei colori,i sensi assediati dai sapori ruzzolanti dalla volta palatale alla lingua e giù fino all’epiglottide. E poi il delizioso lavorìo della mente a ricamare attendibili sincretismi! Stili,tessiture,consistenze. Non sono numerosi  i vini veramente buoni,ma ce ne sono comunque tanti. Basta deporre le armi dell’indagine critica svogliata o parossistica  che ostacolano entrambe  la fruizione piena del piacere e concedersi un vagabondaggio sfrenato dettato innanzitutto dalla passione: sbocceranno scoperte e conquiste. Perché nell’attesa di chi sa suscitare paradisi organolettici  immancabilmente sorge l’alleato più fidato,il supremo salvatore,la panacea di tutti i mali:l’abitudine a bere “bene”  e a bere possibilmente “alto”,da veri “Bevitori d’Alta quota”. E come l’esercizio del ricordo ci riconsegna  ogni volta al nostro volto,alla nostra corporeità,alla nostra essenza,così l’abitudine scende come un velo,una manna,una nebbia  su sensazioni belle ma anche informi e persino moleste,le ammanta e progressivamente le rende abitabili. Poi,come pioggia dopo l’inesorabile accumulazione di cumulo-nembi,può finalmente scatenarsi l’emozione.  A volte è più facile di altre emozionarsi bevendo. Esiste infatti  una bevanda che è la più elegante,mondana,euforizzante e seduttiva del mondo: lo Champagne. Ci fu un tempo in cui veniva chiamato il “Diavolo biondo”,per il suo straordinario potere di stregare e rendere sensibile alle tentazioni chiunque lo accostasse. Perché non occorre vastità di studi enologici e raffinata sensibilità gustativa per apprezzarne  il colore dorato e brillante,la gaia risalita di fitte e briose catenelle di bollicine,la tumultuosa effervescenza  della spuma che punge le narici,la fresca carezza del primo sorso,la congenita golosità di beva. Se poi a questo si aggiunge,per ispirazione preziosa e consolidata,una magìa contestuale e ambientale che non sia riconducibile ad una sontuosa sala di un ristorante o alla compagnia di una “femme fatale “, si è sicuri di essere al cospetto dello scenario più stupefacente del mondo durante l’evento più atteso. Tutto ciò ha un nome: VIGNANOTICA ,millesimo 2014!!Sull’incanto e la bellezza naturalistica assoluta della altrimenti detta “Baia dei Gabbiani” ho già scritto e detto tutto in narrazioni precedenti che raccontano gli eventi “Vignanotica” degli anni passati. Anni di bellezza insuperata e insuperabile. Bellezza che un provvedimento della locale amministrazione vorrebbe non più accessibile(Divieto di balneazione,transito e sosta nei tratti della Baia contornati di falesie!!) per il pericolo di “caduta massi”. E’ da vent’anni che la roccia tende a sgretolarsi purtroppo!
Tre i moschettieri convenuti per incrociare calici e bottiglie:Antonio Lioce,lo storico ideatore dell’evento;Rosario Tiso,il narratore ed il cronista e,”special guest”, Nicola Roni. Evidente il salto di qualità degli astanti.Chi sia Nicola Roni lo dice il suo pedigree professionale : Miglior Enotecario Indipendente del MONDO nel 2005 (Caviste Indépendant – Francia),Ambasciatore Italiano dello Champagne 2007,Premio Europeo del CIVC(Comitato interprofessionale dei Vini della Champagne) ad Epernay nel 2007,"Chevalier Ordre des Coteaux Champagne",Importatore e distributore di Champagne selezionati e Vini internazionali,Sommelier professionista A.I.S.,Relatore A.I.S. Sette  volte “Chapeau”!! Evidente altresì l’alta qualità dei nettari alla beva. In ordine sparso, c’è AGRAPART & FILS con lo champagne Venus Grand Cru 2005”. I vigneti di Agrapart  sono distribuiti  su 62 parcelle, la maggior parte delle quali si trovano nei  villaggi grand cru di Avize, Cramant, Oiry e Oger. Pascal Agrapart  è disinteressato ad essere etichettato come produttore biologico o biodinamico ma ritiene importante lavorare la terra  in base ai suoi ritmi  naturali  e sia il lavoro in vigna che quello in cantina seguono sostanzialmente questa filosofia. Gli Agrapart odiano  i sapori di botti nuove. I vini sono in genere imbottigliati intorno alla luna piena di maggio, con nessuna chiarifica, nessuna filtrazione e nessuna stabilizzazione a freddo. Da una minuscola porzione del vigneto LA FOSSE di 0,3ha  si ricava uno dei millesimati di punta del produttore:VENUS. Questo nome è anche il nome del cavallo che dissoda il terreno. Infatti da Agrapart  in alcuni casi si pratica l’aratura con il cavallo per evitare la compattazione del terreno. Il VENUS GRAND CRU 2005 è un PAS DOSE’ realizzato con il 100% di uve chardonnay. Sboccatura 2011.  C’è poi EGLY-OURIET con il “Brut Grand Cru Millésime 2003”. Egly Ouriet è un grandissimo produttore di Champagne, lo dicono tutti. L’abbiamo  scoperto qualche anno  fa e ci ha abituati ormai a grandi esperienze degustative. Questa volta un’eccezione: non è  protagonista indiscusso, ma discretamente dovrà  accompagnare un “parterre de roi”   enologico in maniera intima e personale, come solo Egly-Ouriet sa fare.  Egly Ouriet è nel cuore della Montagne de Reims. Il Brut Grand Cru Millésime 2003 è per il 70% Pinot Noir e 30 % Chardonnay con vigne situate unicamente sul terreno di Ambonnay. Lieviti indigeni. Si chiarifica come si faceva 50 anni fa. Messo in bottiglia senza filtraggio o collatura, permane sui lieviti 72 mesi. Sboccato nel luglio 2010.  Terzo campione : FLEURY, con un rappresentante della splendida trilogia dei millesimati 1995 con differenti dosaggi. E’ lo Champagne “Extra Brut Millesime 1995”. Fleury è un produttore storico della Côte des Bar, zona più meridionale della Champagne(AUBE). Jean-Pierre e Sebastien Fleury sono i proprietari di questa azienda antesignana dell’approccio agronomico biodinamico essendo in tale regime dal 1992.Parte della produzione affina  in legno. Il vertice qualitativo del marchio Fleury è costituito dai millesimati. Per lo Champagne Extra Brut Millesime 1995 l’uvaggio è costituito da Pinot Nero all’80% e da Chardonnay al 20%  .Lo spumante ha riposato 96 mesi in affinamento sui lieviti prima del “degorgement”. Come il primo campione,ancora dal cuore della Cote des Blancs ad Avize dove ha sede la maison Bonville che possiede 18 ettari grand cru fra Avize,Cramant e Oger, proviene il quarto champagne. Recoltant manipulant,Olivier,nipote di Franck, è il vigneron a capo dell’azienda. Partendo da una viticoltura rispettosa dell’ambiente, Bonville produce esclusivamente Blanc de Blancs,come l’extra-brut in questione da cui ci si attende una  grande ricchezza aromatica e una piacevole freschezza. Infine una vera “star”:Dom Pérignon rosè vintage 1996. Storica  “etichetta”di Champagne, sia bianco che rosè,sempre e solo in versioni millesimate. Grande perizia da parte dello chef de cave Richard Geoffroy, che ogni anno sfida se stesso e la natura per produrre un vino che rappresenti lo stile della Maison che vede nell’armoniosa eleganza, nella complessità e nella vitale freschezza anche nella maturità i suoi capisaldi. Di certo aiuta l’accesso alle uve di tutti i 17 territori Grands Crus della Champagne (specie le 8 eccellenze per il pinot noir di Aÿ, Bouzy, Verzenay, Mailly, e per lo chardonnay Chouilly, Cramant, Avize e Le Mesnil), otre allo storico Premier Cru di Hautvillers, dove sorgeva l'Abbazia del celebre monaco. Fin qui i vini;poi i protagonisti. A dirla tutta fra i convenuti c’era chi non era granchè in forma. Antonio Lioce,dopo aver condiviso il giorno prima una di quelle uscite con gli amici dove non si calcola il resto(nel senso di un totale abbandono agli eventi e specificatamente alle gozzoviglie eno-gastronomiche),era in condizioni pietose. Sembrava moribondo, buttato lì sull’asciugamano. Poi il miracolo:lo Champagne lo ha fatto letteralmente resuscitare!! Maliziosamente azzarderei l’ipotesi che  l’idea che bevessimo le parti  di nettare celestiale a lui destinate  abbia costituito un movente molto più forte del malessere psico-fisico!! Ma passiamo alla beva. Nicola ha letteralmente pontificato. Dall’alto della sua competenza e sensibilità ha suggerito,rettificato,previsto,sentenziato. Ah,ad averlo sempre fra noi! L’extra brut di Franck Bonville è stato un perfetto”incipit” gustativo. Fresco,vibrante di tumultuosa effervescenza,verticale,persino goloso. Bocca sapientemente  ammostata per l’ingresso del”Venus” di Agrapart. Si coglie la medesima provenienza dal benedetto “terroir” di Avize e l’identità del vitigno con il precedente campione. Lo Chardonnay nella sua veste migliore:elegante,a tratti sontuoso,pulito,fresco ,sapido. Con Egly-Ouriet c’è una trama più fitta e ci si predispone ad un crescendo gustativo sul crinale di una sempre maggiore complessità. Con l’extra-brut 1995 di Fleury  si accede ad una dimensione terziaria lieve e suadente:campione più avvolgente,aperto più che puntuto,erbaceo e minerale. Alla fine l’apoteosi:Dom Perignon rosè vintage 1996. Ci sono degustazioni che sorprendono. Questa sfiora la narrazione epica. Certo l’annata 1996 è stata memorabile,una delle vendemmie del secolo. Ma simile,immensa  complessità non era per niente scontata. C’è tutto quello che si vuole da uno champagne importante:ampiezza di provocazioni  sensoriali,carattere,misurata ossidazione,tripudio gusto-olfattivo,il riverbero dell’assiduo lavoro dei lieviti. E’ il tocco di classe di Nicola che,apprese le bottiglie che recavamo,ha saputo scegliere il giusto abbrivio con Franck Bonville e la giusta chiusa con una grande e rara “cuvèe prestige”. Mi tocca tributargli un ulteriore,sentito “Chapeau”!!
Rosario Tiso











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