lunedì 13 giugno 2016

“Vignanotica” capitolo I° : Le origini

Alcuni anni orsono, un’idea balenò nella mente  del “Degustatore Indipendente” e “Bevitore d’Alta quota” Antonio Lioce. Si era fatta pressante l’esigenza di coniugare l’estasi sensoriale ingenerata dall’esperienza enoica e l’incanto suggerito da quei luoghi che sono magici nel loro essere punto d’incontro di più infiniti:l’elemento equoreo che si fa mare,il respiro dell’universo che si fa cielo, l’insondabile precipizio dell’anima nell’atto di esprimere l’eterno. Simile fraseggio interiore non è prerogativa di tutti: è riservato solo a spiriti capaci di ascoltare la voce delle onde che narrano arcane leggende,di intendere  le parole d’amore recate dal vento,di  nutrirsi di luce,di profumi,di ozio,di abbandono. Così bastò scegliere la baia più bella del mondo, la cosiddetta “Baia dei Gabbiani”, e i vini preferiti del momento,  e uno splendido sincretismo esperienziale prese corpo: nacque l’evento “Vignanotica” . La “prima”  fu la volta del Serpico 1999  dei Feudi di S.Gregorio e del  Poggio Golo 1998 della Fattoria del Cerro. L’anno imprecisato è stato coperto dalla patina discreta della dimenticanza,ma le emozioni sono presenti come tracce indelebili nei cuori dei  due compagni d’avventura che tentarono da subito e in solido l’impresa: Antonio Lioce e Rosario Tiso. Fu tale la bellezza del momento che si temette di non riuscire a riviverla. La seconda volta di Vignanotica quasi ci colse di sorpresa. Raccattammo dei vini quasi frettolosamente,il Terre Alte di Felluga, il Camelot di Firriato e l’Ognissole dei  Feudi di S.Gregorio, e  corremmo ancora una volta alla Baia delle  nostre più rarefatte passioni. Fu ancora un successo e finalmente capimmo : eravamo destinati all’assoluto, proprio noi, proprio lì. E pensammo, quasi naturalmente, al vino della luce:lo Champagne. Da quel momento in poi il viatico etilico avrebbe parlato solo il linguaggio delle più classiche delle bollicine.

Rosario Tiso


Nessun commento:

Posta un commento