Alcuni anni
orsono, un’idea balenò nella mente del
“Degustatore Indipendente” e “Bevitore d’Alta quota” Antonio Lioce. Si era
fatta pressante l’esigenza di coniugare l’estasi sensoriale ingenerata dall’esperienza
enoica e l’incanto suggerito da quei luoghi che sono magici nel loro essere
punto d’incontro di più infiniti:l’elemento equoreo che si fa mare,il respiro
dell’universo che si fa cielo, l’insondabile precipizio dell’anima nell’atto di
esprimere l’eterno. Simile fraseggio interiore non è prerogativa di tutti: è riservato
solo a spiriti capaci di ascoltare la voce delle onde che narrano arcane
leggende,di intendere le parole d’amore
recate dal vento,di nutrirsi di luce,di
profumi,di ozio,di abbandono. Così bastò scegliere la baia più bella del mondo,
la cosiddetta “Baia dei Gabbiani”, e i vini preferiti del momento, e uno splendido sincretismo esperienziale prese
corpo: nacque l’evento “Vignanotica” . La “prima” fu la volta del Serpico 1999 dei Feudi di S.Gregorio e del Poggio Golo 1998 della Fattoria del Cerro.
L’anno imprecisato è stato coperto dalla patina discreta della dimenticanza,ma
le emozioni sono presenti come tracce indelebili nei cuori dei due compagni d’avventura che tentarono da
subito e in solido l’impresa: Antonio Lioce e Rosario Tiso. Fu tale la bellezza
del momento che si temette di non riuscire a riviverla. La seconda volta di
Vignanotica quasi ci colse di sorpresa. Raccattammo dei vini quasi
frettolosamente,il Terre Alte di Felluga, il Camelot di Firriato e l’Ognissole
dei Feudi di S.Gregorio, e corremmo ancora una volta alla Baia delle nostre più rarefatte passioni. Fu ancora un
successo e finalmente capimmo : eravamo destinati all’assoluto, proprio noi, proprio
lì. E pensammo, quasi naturalmente, al vino della luce:lo Champagne. Da quel
momento in poi il viatico etilico avrebbe parlato solo il linguaggio delle più
classiche delle bollicine.
Rosario Tiso
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